Thursday, June 19, 2008

La vocazione degli italiani

Bisogna rifarsi sempre alla Storia. E la Storia ci dice sempre quello che sta succedendo nel presente.
In questo presente la Storia che si ripete ci ha fatto di nuovo incontrare una Vecchia Conoscenza dei libri di Storia: Benito Mussolini.
Silvio Berlusconi è diverso dal duce: nel fisico, nella forma del viso, nel modo di atteggiarsi, di proporsi.
Erano tempi diversi. Anche se probabilmente oggi il duce sarebbe costretto a avere gli stessi atteggiamenti di Berlusconi: il sorriso ostentato, l’ottimismo, la vocazione del perseguitato, il vittimismo appassionato. In comune col duce Berlusconi possiede la tendenza
spiccata al protagonismo, alla posa, al comando, al controllo totale, quindi totalitario. Non è un caso che i neofascisti si siano accodati a lui, mansueti, ammirati dalla potenza e dalla personalità del neoduce.
E' lui che è tornato, sussurrano tra loro, commossi.
Mussolini operava in un regime da lui stesso creato, di cui egli stesso era l’unico pilota, timoniere, capo, ‘dux’, come i condottieri dell’antica Roma a cui lui s'ispirava.
Berlusconi opera in un regime semidemocratico, che lui vuole trasformare in fintodemocratico, datosi che la Democrazia è oggi il regime che ogni stato cosiddetto civile ha come forma di governo. E questo per Lui è un grave inconveniente.
Ma ‘Berluschini’ sta operando da duce. Benito aveva tra i suoi gerarchi gente che gli faceva la fronda, lo giudicava ora troppo molle, ora esagerato, ora troppo protagonista, a volte persino miope e poco perspicace politicamente: Italo Balbo e Roberto Farinacci erano tra questi.
Berluschini invece non ha nessuno che lo giudichi, che lo accusi di qualcosa, se non di essere troppo buono con i giudici che sono cattivi e comunisti.
I suoi accoliti: politici, giudici – ci sono anche i giudici Berlusconiani, eccome, ma lui non lo dice, dice che sono tutti ‘rossi’ - giornalisti da lui dipendenti, non hanno il minimo ritegno al servaggio, all’obbedienza, all’essere vergognosamente proni davanti al neoduce.
Ma il neoduce – si dirà – è stato eletto in libere elezioni. Ha la maggioranza quasi assoluta e ora in Sicilia ha vinto con percentuali del 72%...
Nessuna nazione come l’Italia riflette nella sua posizione geografica la mentalità di un intero popolo: nel Referendum tra Repubblica e Monarchia la monarchia vinse in modo assoluto nel Meridione. La Repubblica vinse in modo assoluto al Nord.
Questo divario, o steccato, o spartiacque ideologico è rimasto: lo si vede nelle differenze tra il nord e il sud. Differenze storiche nel tessuto sociale, nella filosofia di vita, nel rapporto tra le
persone: che hanno determinato le differenze nell’amministrazione della cosa pubblica e privata.
Ma questa tendenza, oggi, che era prerogativa del Sud, si sta diffondendo in tutta penisola. Un ritorno degli italiani al delegare a un Uomo e a un Uomo solo il destino di una nazione.
Per noia, per qualunquismo, per delusione, per fatalismo, ma anche per l’innata tendenza italica al servaggio, all’ammirazione senza riserve per il più forte…
Ieri Berluschini ha fermato con decreto (per editto imperiale, si direbbe nella Roma antica) i venti processi che lo imputavano di corruzione. Questo decreto è compreso nel pacchetto cosiddetto di ‘sicurezza’. E’ doloroso constatare che mai pacchetto ebbe nome migliore: la ‘sicurezza’ che egli stesso diventi sempre più il neoduce degli italiani.

Gert dal Pozzo