Saturday, March 07, 2009

Confesso di aver letto poco di Erri De Luca. Leggevo i suoi articoli qualche tempo fa sulla prima pagina de 'L'avvenire', il giornale della Cei che mi arrivò a casa in omaggio per un mese a scopo promozione. Mi colpi la sua 'semplicità', la chiarezza e la scorrevolezza dei suoi articoli. Nonché la lucidità e la profondità dei suoi concetti.
Uno scrittore vero, insomma.
E per di più di origini umili. E' stato un lavoratore: un operaio, un camionista, un muratore. E tutto questo, per il mondo letterario italiano è in genere disdicevole: il suo lavoro, le sue opere letterarie sono state definite kitsh dalla critica snob, che in Italia impazza.
Dovevamo aspettarcelo.
L'Italia non è l'America, dove viene giudicata l'opera e non 'altro'.
Scrittori come Heminguay, Francis Scott Fitzgerald, John Fante, per non parlare di Salinger o Bukowski avrebbero trovato sicuramente difficoltà in un Italia dominata dalle amicizie particolari e in genere dalle massonerie economiche, politiche e culturali.

Erri De Luca non è forse del tutto estraneo a questo mondo. E' stato attivista di Lotta Continua in gioventù e ora scrive per il quotidiano 'Il Manifesto'. Un critico ha coniato l'espressione 'dannunzianesimo rosso' per sottolineare il fatto che De Luca sia un prodotto della Sinistra, dalla quale proviene, come D'Annunzio lo fu per il fatto che fosse un prodotto culturale dell'allora Destra liberale e successivamente icona del fascismo.

L'ho sentito parlare, l'ho visto parlare: muove le mani, si agita, la sua voce è viva, passionale, calda: è napoletano e si sente e si vede. E' uno scrittore popolare, e questo ai critici non piace.
E' kitsh, hanno detto.
L'intellighenzia di sinistra, elitaria e sussiegosa, lontanissima dal 'popolare' di cui invece ideologicamente si sentono vicini, usa spesso con dispregio questo termine nei confronti degli scrittori non appartenenti alla loro torre d' avorio, specie se questi sono permeati di una vena di religiosità, come lo è De Luca.

Ho letto tempo fa uno dei suoi libri, 'Tre cavalli': una bella storia, commovente al punto giusto. Una scrittura chiara come acqua di sorgente, che scorre verso la fine abbracciando gli scogli della riflessione, non quelle della scrittura cosiddetta 'alta', con la sua prosa accademica e vuota.
Una storia che dà pensiero: la vita umana che dura quanto quella di tre cavalli. Un invito alla vita, a viverla fino in fondo, senza paure. Appunto: "sento api nel sangue, un orso nel cuore, ogni battito è una zampa che sfascia l’alveare. Mi dà la mano, io so che non gliela lascio più.”

Oggi Erri De Luca è lo scrittore più letto in Italia, terra dove si legge poco.
Il suo ultimo romanzo 'Il giorno prima della felicità' è primo nelle classifiche.
Si parla di scrittura fluida, essenziale, lirica: appunto quella di un narratore vero.

Grazie al maestrocastello, blogger anche egli fluido, essenziale, lirico, che l'ha pubblicato, ho avuto modo di conoscere questa poesia di Erri.

Valore

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di
chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale
ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo,
accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza
ricordare di che.

Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta
asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del
condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.