Wednesday, February 04, 2009

In Morte Del Fratello Mino

Incontrai Mino Reitano tanti anni fa.
Erano i primi anni 80, e i suoi anni, i 60 e i 70, così diversi da questo decennio, erano appena finiti. Lui era già nelle fresche nostalgie dei trentenni di allora. Io ero quasi ventenne ma qualche anno prima, adolescente, avevo canticchiato in duetto con mia madre che stirava 'Una chitarra cento illusioni'.
E così lo ricodavo perfettamente, seppure lui era stato obliato dalla televisione che iniziava in quegli anni a rampare.
I due pischelli che erano con me non se lo ricordavano, infatti, o meglio non ne avevano in mente la fisionomia da buon amico allegro e sempre disponibile: un compagnone un pò ingenuo e perfino stupidotto, si sarebbe detto. Era questa l'impressione che suscitava, Mino, in questa televisione diventata nel frattempo un horror immmondizia e in cui era voluto tornare o si era lasciato portare per fame o per non cedere all'oblio.
Lo incontrammo a una stazione di servizio, vicino a Rimini.
Era l'81... io diciannovenne e i due pischelli 15 enni...
Lo riconobbi. Stava seduto a un tavolo in disparte. Era solo e mangiava tranquillamente. Sorpreso e folle di entusiasmo lo chiamai forte per nome. La gente guardò me che lo salutavo con la mano. E guardò lui che mi sorrideva, di un sorriso 'forte', e alzò lui stesso il braccio, agitandolo forte...
'Ragazzi' gridai ai due pischelli. 'Quello è Mino Reitano!
"Ma non dire scemenze', rispose uno dei pischelli ridendo e allontanandosi.
"E' lui, è lui, non lo riconoscete?!?'
Non mi sentirono neppure.
No che non potevano riconoscerlo. Da anni il Dio Schermo non lo faceva apparire. Nessuno più lo riconosceva, tranne qualche quaranta-cinquantenne che transitava in quel momento nella stazione di servizio.
Qualcuno sorrise, altri dissero ' si, sembra proprio lui', e si girarono dalla parte delle merci e del bar....
Io solo andai da lui e mi sedetti a lui di fronte, senza neppure chiedergli se potevo sedermi visto che lui mi aveva fatto cenno di avvicninarmi, con quell'entusiasmo un pò bambino.
'Ue, siediti', mi disse con quel largo sorriso pieno di denti.
Parlammo. Mentre lui mangiava i tortellini (i due pischelli erano già fuori, impazienti di ripartire) e rispondeva alle mia domande trafelate... andava a una sarata un in paesino delle Marche. Quello che mi colpì, fu la sua domanda:
'Mi hai riconosciuto subito, vero?', gettata lì, tra una battuta e l'altra.
'Si', gli dissi.
'Quanti anni hai' 'Diciannove'
Rise una volta di più, Mino...
Ero un ragazzo eppure lo avevo riconosciuto.
Già temeva che quegli anni 80 sarebbero stati un dramma.
Pure per lui.

Gert Dal Pozzo

1 comment:

maestrocastello said...

Andare alla ricerca dei sentimenti perduti è lo sport preferito dai cuori semplici a cui bastava anche poco per essere felici. I cuori semplici riconoscono altri cuori semplici e generosi com'era Mino,figlio della fame, figlio dell'emigrazione,
e figlio dei buoni sentimenti!
maestrocastello